Questo il suggestivo titolo della manifestazione cinematografica organizzata da enrico ghezzi e fuori orario a Pescara, dal 28 maggio all'1 giugno, tutta incentrata sulle mutazioni del mito e del set mediterraneo. Di seguito il programma del festival e il film di Jean Vigo, A PROPOS DE NICE, proiettato in apertura, insieme agli utimi lavori di Straub-Huillet e Abel Ferrara.
Pescara 28 maggio - 1 giugno 2008
L’Associazione Il Vento del Cinema organizza nella città di Pescara una manifestazione cinematografica
dedicata alle diverse declinazioni e mutazioni del mito e del set mediterraneo. L’ideazione e l’organizzazione è a cura di enrico ghezzi insieme al gruppo di fuori orario cose (mai) viste.
«Il Mito. Non è necessariamente una scelta unica definitiva vincolante. Non è comunque una scelta ‘tematica’. Se mai, il rifarsi a una forma che è il formarsi stesso del Mediterraneo, come –infine- anche dell’idea di ‘Europa’.
Così, per questi ‘incontri nell’immagine mediterranea’ (impossibile non notare di passaggio che il termine ‘mediterraneo’ evoca in sé l’Immagine quale ‘terra di mezzo’ tra il Mondo e il suo NarrarsiDirsiPensarsi), il mito, invece di essere un riferimento ponderoso e un po’ ingombrante, sarà la chiave mercuriale/ermetica di una leggerezza, di una possibilità di saltare, volare, cambiare i giochi, di trovare e inseguire le trasformazioni e le mutazioni più inattese rapinose sorprendenti (insomma, con riferimento voluto a Ovidio, le ‘metamorfosi’) di un discorso senza tempo.
Per il primo anno, si prende come figura flagrante e migrante del mito mediterraneo la Catastrofe. Il mito come catastrofe e la catastrofe del e nel mito. Occasione non di una retrospettiva insieme sterminata e casuale tanto da risultare noiosa o comunque accademica, ma del proiettarsi e incrociarsi di tante schegge di un’esplosione mitica.» (enrico ghezzi)
Diverse le sezioni proposte: dai Beach Movies alle Schegge del vaso di Pandora; dall’omaggio a Vittorio Cottafavi (di cui si vedranno 6 peplum, grazie alla collaborazione con la Cineteca Nazionale e la Cineteca di Bologna, due inediti televisivi, e una mostra di fotografie totalmente inedite scattate da Cottafavi stesso allestita negli spazi dell’Ex Aurum) alla personale Alexis Damianos (con tutti e 3 i suoi film e un incontro dove interverranno, oltre alla vedova del regista, Artemis Kapasakàli, alcuni critici che ne hanno seguito il difficile percorso tra cui Michel Demopoulos, Sergio G. Germani e Roberto Turigliatto); a rari rushes dell’Othello di Orson Welles emersi grazie a un progetto di restauro avviato dalla Cineteca Nazionale.
Oltre alle tavole rotonde dedicate a Cottafavi e Damianos, enrico ghezzi ha invitato diversi organizzatori di festival (non solo di cinema) a un incontro sul mito dei festival.
I registi che per il momento hanno confermato la propria presenza sono:
Franco Battiato
Il celebre cantante (e pittore e cineasta) parteciperà all’incontro sul mito dei festival e presenterà il suo ultimo film Niente è come sembra (2007).
Julio Bressane,
Uno dei grandi protagonisti del cinema brasiliano anni ’60, oggi è tra i maggiori autori del cinema mondiale.
Di lui verranno mostrati in anteprima assoluta, oltre al suo Cleopatra (presentato fuori concorso alla passata Mostra del cinema di Venezia), due cortometraggi dedicati a Michelangelo Antonioni, appena realizzati: Ver, Viver, Reviver e Passagem a Ferrara.
Tonino De Bernardi
Tra i più radicali e vulcanici cineasti dell’underground italiano e mondiale negli anni ’70, ha continuato negli anni a inseguire la sua ossessione di cinema girando di tutto e in tutti i formati (dall’8mm, al 35mm, al video). Di questa prolifica schizofrenia, e del suo amore per i miti greci, ci danno testimonianza le due cose che presenterà a Pescara: l’ultimo suo film, Medée Miracle (con Isabelle Huppert nei panni di una Medea ‘contemporanea’) e il totalmente inedito Elettra, l’attesa,girato nel 1986 prima della sua Elettra realizzata per la Rai.
L’apolide Raul Ruiz sarà a Pescara per presentare la sua Medea (Cronique d’une mise en scène), praticamente mai mostrata in pubblico.
Marc’O
Regista di cinema e di teatro, è stato uno dei protagonisti del ’68 parigino. Ci racconterà le avventure legate a L’impossibilità di recitare Elettra oggi, girato durante la leggendaria occupazione di un cinema in un paesino della pianura padana a cui parteciparono, tra gli altri, Gian Maria Volonté, Godard, l’artista islandese Roshka..
Anche Toni Servillo contribuirà alla riflessione sul tema con un intervento.
Tra le proiezioni speciali e le anteprime segnaliamo al momento Il ginocchio di Artemide (2008) di Jean-Marie Straub e L’itineraire de Jean Bricard di Jean-Marie Straub e Danièle Huillet (che saranno presentati alla Quinzaine des réalisateurs a Cannes), Go, Go Tales di Abel Ferrara, Diary of the Dead di George A. Romero, Fedra di Manuel Mur Oti (un capolavoro spagnolo degli anni ’50).
Ulteriori anticipazioni sulle proiezioni e sulla presenza dei filosofi/pensatori verranno
fornite con il programma definitivo.
Il Vento del Cinema 2008 è patrocinato e finanziato dall’Assessorato alla Cultura della Regione Abruzzo.
Mercoledi 28, in occasione dell’apertura della manifestazione e dell’inaugurazione della mostra fotografica Vittorio Cottafavi alla conquista dell’immagine presso l’Ex Aurum, il musicista Stefano Pilia suonerà dal vivo sulle immagini di Cottafavi.
I film, sezione per sezione:
Beach Movies
Ostia di Sergio Citti (1970)
Una domenica d’agosto di Luciano Emmer (1950)
L’ombrellone di Dino Risi (1965)
Mediterranée di Jean-Daniel Pollet (1963)
Adieu Philippine di Jacques Rozier (1960-1963)
A propos de nice di Jean Vigo (1930)
A propos de Jean Vigo di Manoel de Oliveira (1983)
Ferragosto a Varazze (1928)
(6 peplum di) Vittorio Cottafavi
La rivolta dei gladiatori (1958)
Le legioni di Cleopatra (1959)
Messalina (1959)
Le vergini di Roma (1960)
La vendetta di Ercole (1960)
Ercole alla conquista di Atlantide (1961)
Alexis Damianos
...mehri to ploio (1966)
Evdokia (1971)
Iniohos (1995)
(schegge di) Orson Welles
Nella terra di Don Chisciotte di Orson Welles (1961)
Othello (1952)
Tagli e rushes di Othello
Schegge del vaso di Pandora
Il ginocchio di Artemide di Jean-Marie Straub (2008) ANTEPRIMA
Pandora di Albert Lewin (1951)
Fedora di Billy Wilder (1978)
Fedra di Manuel Mur Oti (1956)
Medea di Pier Paolo Pasolini (1970)
Visioni di Medea (1970)
Medea di Pia Epremian (1969)
Medée Miracle di Tonino De Bernardi (2007)
Cronique d’une mise en scene (Medea)di Raoul Ruiz (2003)
Elettra, l’attesa di Tonino De Bernardi (1986)
Cleopatra di Julio Bressane, (2007)
Antonio e Cleopatra di Vittorio Cottafavi (1965)
Mary di Abel Ferrara (2005)
Utopia della fine
L’impossibilità di recitare Elettra oggi di Manrico Pavolettoni e Roshka (1969)
Lotte in italia di Jean-Luc Godard (1970)
Vento dell’Est di Jean-Luc Godard (1969)
Les Idoles di Marc’O (1968)
A idade da terra
Sopralluoghi in palestina di Pier Paolo Pasolini (1963-64)
Esther di Amos Gitai (1986)
Sinai Field Mission di Fredrick Wiseman (1978)
Atti degli apostoli di Roberto Rossellini (1969)
Il mito del cinema
Ver, Viver, reviver di Julio Bressane (2007) ANTEPRIMA
Passagem a Ferrara di Julio Bressane (2007) ANTEPRIMA
Um Filme falado Manoel de Oliveira (2003)
Totò che visse due volte di Daniele Ciprì e Franco Maresco (1998)
Muriel, il tempo di un ritorno di Alain Resnais (1963)
Le Mepris di Jean-Luc Godard (1963)
La morte di Empedocle di Jean-Marie Straub e Danièle Huillet (1987)
Peccato nero di Straub Huillet (1987)
Go Go Tales di Abel Ferrara (2007) ANTEPRIMA
Niente è come sembra di Franco Battiato (2007)
Diary of the Dead di George A. Romero (2007)
Idea di un’isola
L’itineraire de Jean Bricard di Jean-Marie Straub e Danièle Huillet (2008) ANTEPRIMA
Cristovao Colon: o enigma di Manoel de Oliveira (2007)
Sotto il segno dello scorpione di Paolo e Vittorio Taviani (1969)
L’ordre di Jean-Daniel Pollet (1973)
Atlantide di Georg W. Pabst (1932)
Antinea, l’amante della città sepolta di Edgar Ulmer (1961)
Atlantide di George Pal (1961)
A 30.000.000 di km dalla terra di Nathan Hertz (1957)
www.atlantidecinema.com
venerdì 30 maggio 2008
ATLANTIDE: naufragio con spettatori
sabato 24 maggio 2008
NOSTRA SIGNORA DEI TURCHI di CARMELO BENE
Edito dalla Rarovideo già qualche tempo fa, in un cofanetto doppio che comprende anche HERMITAGE, il film di Carmelo Bene lascia traspirare come nessun altro 'prodotto' culturale dell'epoca il vento rivoluzionario del sessantotto, in questi giorni stancamente retoricamente vuotamente commemorato. Ci dedichiamo, allora, fuori da ogni convenzione celebrativa, questi dieci minuti folgoranti e un passaggio critico di Alessandro Riccini Ricci (fonte: www.rarovideo.com).
Italia, 1968, 124’, colore
Non fiori ma opere di bene
di Alessandro Riccini Ricci
Ma tu non puoi crescere (…)
Perché i burattini non crescono mai.
Nascono burattini, vivono burattini, muoiono burattini.
Pinocchio di Carlo Collodi
Il cinema di Carmelo Bene è un errore e un orrore.
È un errore perché non esiste un o il cinema di Carmelo Bene. Ma esistono le Opere di Carmelo Bene. Che queste siano teatro, siano poesia, letteratura, cinema o televisione sono solo e sempre Opere di Carmelo Bene, ovvero diverse sue modalità o declinazioni. È un orrore perché è un cinema che non ha nessun punto di contatto con “il buon cinema”, quello ben fatto e ben girato. Un orrore perché è un cinema che si sabota dall’interno, disseminando e lasciando sul campo/set solo rovine. Un orrore perché fa implodere su se stesso il tradizionale e comune senso del cinema come arte. Un orrore che nasce non solo per il disprezzo del cinema come mezzo (di comunicazione), ma anche per il disprezzo fisico verso la pellicola stessa, tagliata e calpestata: scorticata viva, come pelle malata da cui liberarsi al più presto. Re-visionare il cinema di Carmelo Bene, oggi, per includerlo e concluderlo in un dvd, disco così algido e definitivo, disco che elude e delude rispetto alla precaria fisicità malconcia della pellicola (non solo supporto, ma vera e propria pelle e carne da scarnificare), ci impone la necessità di ri-vedere il nostro sguardo. Un cinema assolutamente in-attuale. E forse proprio per questo sempre attuale. Antico e futuro nello stesso tempo. Un cinema, allora, dichiaratamente contro la rivoluzione del ’68. Eppure un cinema che di quegli anni sembra essere non tanto specchio, quanto sentimento e mood. Contrariamente a tanto cinema militante oggi dimenticato, oggi insostenibile e già allora velleitario, si elevano Opere che, ancora adesso, sembrano essere così rivoluzionarie. Loro sì, un cinema veramente rivoluzionario. Sicuramente rivoltante. Anzi, come forse avrebbe potuto dire Carmelo Bene: rivoltantesi. Il fantasma di Carmelo Bene si aggira tra le rovine di quegli anni e di quel cinema con la statura di un gigante. Ad ascoltare i suoi testi, a sentire il suo cinema si avverte il miracolo: il cinema (ci) appare: si vede il vedere. Pur essendo assoluto autodidatta, pur essendo privo di qualsiasi conoscenza tecnica e disprezzandolo nel suo profondo, il cinema di Carmelo Bene è miracolosa e folgorante visione altra rispetto alle immagini proiettate. Non un cinema diverso, perché diverso è già comunque omologato e previsto dal sistema. Ma un cinema dell’altrove. Un cinema dell’abbandono. Mai della rappresentazione che è sempre di Stato. È un cinema che si sente. Non lo si vede guardando fotogramma dopo fotogramma, una scena dopo l’altra, una sequenza via l’altra. È un cinema-esperienza non filmato, ma ogni volta filmantesi. Un cinema che cerca l’immediato e che mai è dato. È un cinema altrove: non nella pellicola o nel limite bianco dello schermo. È essere oltre, o meglio altro dal cinema. «Non si fa la letteratura con la letteratura, il teatro con il teatro, il cinema con il cinema, la vita con la vita».
Italia, 1968, 124’, colore
Non fiori ma opere di bene
di Alessandro Riccini Ricci
Ma tu non puoi crescere (…)
Perché i burattini non crescono mai.
Nascono burattini, vivono burattini, muoiono burattini.
Pinocchio di Carlo Collodi
Il cinema di Carmelo Bene è un errore e un orrore.
È un errore perché non esiste un o il cinema di Carmelo Bene. Ma esistono le Opere di Carmelo Bene. Che queste siano teatro, siano poesia, letteratura, cinema o televisione sono solo e sempre Opere di Carmelo Bene, ovvero diverse sue modalità o declinazioni. È un orrore perché è un cinema che non ha nessun punto di contatto con “il buon cinema”, quello ben fatto e ben girato. Un orrore perché è un cinema che si sabota dall’interno, disseminando e lasciando sul campo/set solo rovine. Un orrore perché fa implodere su se stesso il tradizionale e comune senso del cinema come arte. Un orrore che nasce non solo per il disprezzo del cinema come mezzo (di comunicazione), ma anche per il disprezzo fisico verso la pellicola stessa, tagliata e calpestata: scorticata viva, come pelle malata da cui liberarsi al più presto. Re-visionare il cinema di Carmelo Bene, oggi, per includerlo e concluderlo in un dvd, disco così algido e definitivo, disco che elude e delude rispetto alla precaria fisicità malconcia della pellicola (non solo supporto, ma vera e propria pelle e carne da scarnificare), ci impone la necessità di ri-vedere il nostro sguardo. Un cinema assolutamente in-attuale. E forse proprio per questo sempre attuale. Antico e futuro nello stesso tempo. Un cinema, allora, dichiaratamente contro la rivoluzione del ’68. Eppure un cinema che di quegli anni sembra essere non tanto specchio, quanto sentimento e mood. Contrariamente a tanto cinema militante oggi dimenticato, oggi insostenibile e già allora velleitario, si elevano Opere che, ancora adesso, sembrano essere così rivoluzionarie. Loro sì, un cinema veramente rivoluzionario. Sicuramente rivoltante. Anzi, come forse avrebbe potuto dire Carmelo Bene: rivoltantesi. Il fantasma di Carmelo Bene si aggira tra le rovine di quegli anni e di quel cinema con la statura di un gigante. Ad ascoltare i suoi testi, a sentire il suo cinema si avverte il miracolo: il cinema (ci) appare: si vede il vedere. Pur essendo assoluto autodidatta, pur essendo privo di qualsiasi conoscenza tecnica e disprezzandolo nel suo profondo, il cinema di Carmelo Bene è miracolosa e folgorante visione altra rispetto alle immagini proiettate. Non un cinema diverso, perché diverso è già comunque omologato e previsto dal sistema. Ma un cinema dell’altrove. Un cinema dell’abbandono. Mai della rappresentazione che è sempre di Stato. È un cinema che si sente. Non lo si vede guardando fotogramma dopo fotogramma, una scena dopo l’altra, una sequenza via l’altra. È un cinema-esperienza non filmato, ma ogni volta filmantesi. Un cinema che cerca l’immediato e che mai è dato. È un cinema altrove: non nella pellicola o nel limite bianco dello schermo. È essere oltre, o meglio altro dal cinema. «Non si fa la letteratura con la letteratura, il teatro con il teatro, il cinema con il cinema, la vita con la vita».
mercoledì 21 maggio 2008
LIFELINE di VICTOR ERICE
Un omaggio ad un grande e misconosciuto regista. Il cortometraggio fa parte del film collettivo TEN MINUTES OLDER: THE TRUMPET del 2002, a cui hanno partecipato anche Chen Kaige, Werner Herzog, Spike Lee, Jim Jarmusch, Aki Karuismaki e Wim Wenders.
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