martedì 24 novembre 2009
INSIDE DEEP THROAT_Inside Gola Profonda
di Roberto Silvestri (Il Manifesto, 27 maggio 2005)
Trent'anni anni fa, improvvisamente tutti, tranne gli embrioni che sono caos di cellule, andarono a vedere Deep Throat (Gola profonda). Oggi un documentario gli rende il giusto omaggio, e la Mikado diffonde. È Inside Deep Throat, di Randy Barbato e Fenton Bailey, già a Sundance e Berlinale, che penetra i motivi segreti di un trionfo inaspettato (24 mila dollari di budget e 300 milioni di incassi) e racconta perché Gola profonda, blue movie di Gérard Damiano, star Linda Lovelace ('72), ha cambiato stile, senso e sesso dirigente del porno tradizionale. Certo, è vero che il film, e tutto l'«hard», è a gestione criminale. Ma, come scrisse la New York Review of Books, e spiega Camille Paglia nel doc, da quel momento «la pornografia divenne il più grande avvenimento artistico del decennio». Nel doc i preliminari sono i materiali di repertori e le interviste, l'acme orgasmico le dichiarazioni di Gérald Damiano e Harry Reems (la star, oggi mormone praticante, ma sempre spiritoso ammiratore del film). Intanto Gola profonda è tornato nelle sale Usa, nonostante il fluxus teocratico inquinante e, come allora, farà fare a tutti gli spettatori (si spera anche italiani) il giro della morte dell'immaginario. Scopriremo meglio cosa avesse di speciale rispetto ai due super porno, The Devil in Miss Jones, di Damiano (tra i 12 maggiori incassi del `73) e Behind the green door dei Mitchell Brothers ('72). E perché fu l'equivalente hard di un softcore di Russ Meyer. La trovata non fu un seno esplosivo, ma un clitoride in gola. Che rendeva acrobatica, quasi soffocante, anche se tecnicamente obbligatoria per la protagonista, la ricerca orale dell'orgasmo. Una bizzarria ginecologica che richiese virtuosismi interpretativi tecnicamente arditi. Li racconta Chuck Traynor (ex manager di Linda e poi marito della porno star Marilyn Chambers) nel libro di Jouffa e Crowley L'age d'or du film erotique et pornographique. Si trattava di rilassare un muscolo della gola che istintivamente si contrae davanti a oggetti estranei. Un'anomalia perversa da Cronenberg, e grondante ancor più senso dell'umorismo «controculturale» (anche se per ottenerlo furono impiegati metodi da Abu Ghraib). Però permise duplici, liberatorie soddisfazioni. Sia per la fantasia sessuale centrale del maschio, la fellatio, vissuta a quei tempi come un grande, ma disintegrabile tabù e dunque anche da sbeffeggiare e delocalizzare come sintesi di antiche gerarchie di potere sessuale. E, per l'«altra metà del cielo», Gola profonda svolse la funzione pedagogica, pop e femminista, di identificare e mettere in risalto quella zona erogena del corpo, oggetto trascurato del maschio distratto... Per questa sua bipartizan funzione divenne il più famoso hard del mondo e fece avanzare, in tutti i sensi, il «comune senso del pudore». Il suo titolo entrò nella Storia (fu la geniale talpa che distrusse Nixon nel caso Watergate), una t-shirt dell'epoca, molto venduta tra i reduci maschilisti, affermava: «Ho soffocato Linda Lovelace»; Leslie Nielsen, in Pallottola spuntata 2 ne agogna la scena madre: l'orgasmo multiplo in montaggio alternato a base di partenze di missili Apollo, fuochi d'artificio e campane. Ovvero le sensazioni e emozioni mancanti, che avevano portato una frustrata Linda Lovelace, su consiglio dell'amica Jenny, dal dottor Young, il sessuologo «reichiano» che le avrebbe salvato la vita. Il segreto del successo Gola profonda lo deve certamente all'originale regista, il parrucchiere di origine italiana (pseudonimo «Jerry Gerald») cui fu lasciata rara libertà d'azione. E che metteva l'occhio dappertutto (c'è perfino un carrello), tagliava e rimontava accoppiamenti e blow jobs (o french blow) integrali, senza preoccuparsi del culto dell'erezione, della sacra «continuity» degli atti, ossessione dall'85 in poi dei noiosi «gonzo movies» e «wall to wall» su cui ironizza l'ultimo Tsai Ming Liang. E così seppe creare, in 7 giorni di riprese a Miami, attraverso una sfrontata regia da b-movie, musica trascinante e spiritosa e un rosario di battute «camp», l'atmosfera buffa e giusta per portare chiunque nelle sale a luci rosse. Linda, poi militante femminista anche d'altro tipo, lo giudicò l'antidoto alla tv che «scodellava al pubblico teenager milioni di assassinii e montagne di odio assicurato, in prima serata, ma neanche una bella nottata d'amore integrale».
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1 commento:
Possiedo questo documentario da qualche anno. Molto interessante. Al di là delle curiosità riguardanti il film, guardando il documentario si può capire il ruolo della malavita nella "distribuzione" del film.
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