martedì 3 novembre 2009
PARNASSUS - L'UOMO CHE VOLEVA INGANNARE IL DIAVOLO di Terry Gilliam
Heath Hedger, l'ultima magia del Dr. Parnassus di Mariuccia Ciotta (Il Manifesto, 23 ottobre 2009)
Terry Gilliam, il regista nato a Minneapolis nel 1940, ma sulfureo suddito di sua maestà britannica, ha fatto esplodere Cannes 2009 di fuochi d'artificio visivi, un carosello delle meraviglie, il luccichio della magia coniugato agli stracci dei vagabondi, quelli di Fisher King saliti sul carrozzone di Pinocchio e diretto verso un immenso Luna Park.
Siamo sul set di Méliès, tra sbuffi di fumo, piume, maschere, nani e ballerine... A bordo del teatro ambulante del Dr. Parnassus (sublime Christopher Plummer) che battè al gioco il diavolo, Mister Nick (Tom Waits) e vinse l'immortalità, ma poi, incontrato l'amore, avendo l'età di mille anni, preferì la giovinezza e in cambio promise al demonio sua figlia Valentina (Lily Cole), faccia candida a cuore, allo scoccar dei 16 anni.
Lo scricchiolante vagone mobile nasconde un passaggio segreto, uno specchio fatato che dà su un mondo immaginario, fantasmagorico, lisergico e pericoloso come la «fabbrica di cioccolata di Willie Wonka» e la sua Las Vegas paranoica, abitato da illustrazioni vive dell'Ottocento, scarpe gigantesche, prati infiniti, un fiume, e ogni tipo di leccornie. Un mondo «ai confini della realtà» che fa da contrappunto alla periferia londinese, miserabile accozzaglia di senzatetto, di giacigli e mendicanti, un panorama dickensiano che solo un sipario di velluto rosso divide dall'al di là. Mister Nick reclama la sua giovane preda e tormenta il Dottor Parnassus, pentito, deciso a battere al gioco il suo «diavolo custode» e mette in atto sortilegi spettacolari, un «paese dei balocchi» color pastello da illusionista pazzo, un paradiso per ogni gusto, il regno del mago di Oz con le sue creature cangianti. Ma l'inferno è vicino e canta la sua canzone lugubre.
Lo specchio magico sarà violato dalla realtà extra-schermica, da un'ombra fuori quadro che dà i brividi, il fantasma di Heath Ledger, il giovane attore consacrato dall'Oscar postumo per The Dark Knight. La sua morte a metà lavorazione ha fatto del suo personaggio un essere cangiante che prende i connotati di Johnny Depp, Jude Law e Colin Farrell. Una metamorfosi più violenta di ogni travestimento.
Apparizione funebre, Ledger entra in scena impiccato sotto un ponte di Londra («ho pensato a Roberto Calvi», il presidente del Banco Ambrosiano appeso a una corda sotto il ponte dei Frati Neri, ha detto Gilliam) ma il cinema lo resuscita, anzi lo fa vivere in eterno come recita Johnny Depp in un bellissimo monologo sui veri immortali, i divi, che «non saranno mai né poveri né malati né vecchi, ma per sempre giovani e belli».
La favola del regista dei Monty Python gioca sul doppio, il bene e il male complici, la città moderna con le vetrine alla moda e il pozzo profondo dell'immaginazione, al di là del sipario tutto è possibile, dietro la maschera non c'è mai la fine, la storia continua «contro la narrazione piena di menzogne della realtà», ed è la forza vitale dell'impossibile che fa girare il mondo.
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3 commenti:
A me questo film è sembrato come un arco ben teso, che lanci decine di frecce, ma solo per sentirne l'effetto, perché l'arciere è cieco. Il materiale, i rinvii culturali da studioso di gran razza: sono tutti appena rivelati, come gettati in sequenza per puro godimento oculare. "Parnassus", per esempio, è un nome che -dato in dotazione a questa storia- mi pare sprecato, o almeno inutile. Il richiamo al monte delle muse, che sembrerebbe proseguire in quella vertigine di gradini scuri, rimane per tutto il tempo una pista battuta male. Persino la scelta della storia è un vero peccato nei confronti sia dell'opera di Goethe che in quella (incredibile) di Marlowe (Lui sì che era il "beniamino delle muse").
Insomma, il film non è certo noiso, per uno qualsiasi sarebbe anche un lavoro discreto, ordinato; per Gilliam, francamente, è una catastrofe.
Hollywoodiano, flaccido e sconclusionato.
Per me è no.
Ti saluto e ti auguro una buona serata.
P.S.
Bel blog
proprio stasera un mio amico mi ha espresso i suoi pareri, tutti positivi, su questo film. mi ha consigliato di non perdermelo e credo che seguirò il consiglio.
per me invece è SI... (nessuna polemica con cotone ovviamente)..ho apprazzato molto la contestualizzazione..
P.S. A Calvi però in gola non avevano messo niente...
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